Pierfilippo Gatti: tra spazio interiore e mondo esterno, un viaggio artistico unico
Nato a Modena nel 1997, Pierfilippo Gatti rappresenta per la Fondazione Creativi Italiani, una delle voci emergenti più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Al centro del suo lavoro vi è l’indagine del rapporto tra spazio interiore e mondo esterno. Le sue opere si configurano come una sorta di membrana sottile, un confine fragile attraverso il quale queste due dimensioni si incontrano e si trasformano.
Nato a Modena nel 1997, Pierfilippo Gatti rappresenta per la Fondazione Creativi Italiani, una delle voci emergenti più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di maestri come Letizia Cariello (LETIA) e Omar Galliani, Gatti prosegue il suo percorso di approfondimento presso la Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Parallelamente, lavora come cultore della materia all’Accademia di Brera, dove continua a coltivare la sua ricerca artistica, che si colloca tra pittura, installazione e riflessione concettuale.
La ricerca artistica: tra Interno ed esterno
Al centro del lavoro di Gatti vi è l’indagine del rapporto tra spazio interiore e mondo esterno. Le sue opere si configurano come una sorta di membrana sottile, un confine fragile attraverso il quale queste due dimensioni si incontrano e si trasformano. Il disegno, nelle sue mani, diventa un mezzo per evocare un mondo invisibile ma tangibile, che si manifesta nella quotidianità di ciascuno di noi. Questo confine tra il personale e l’universale, tra il visibile e l’invisibile, si fa tangibile nelle sue creazioni. Nella recente mostra collettiva Eutopia – città ambiente comunità, organizzata all’interno del progetto “Itinerari Arte e Spiritualità”, Gatti esplora il concetto dell’abitare, mettendo in luce le connessioni tra spazi urbani e naturali. L’idea dell’abitare, inteso come esperienza fisica e spirituale, è un tema che l’artista aveva già approfondito durante una collaborazione con la galleria Antonia Jannone, dove si è avvicinato alle opere di alcuni grandi maestri dell’architettura. Da queste influenze nasce il suo interesse per l’interazione tra pittura e progettazione architettonica.
Le “Stanze Interiori”: rifugio e metafora spirituale
Tra i progetti più suggestivi di Gatti spiccano le Stanze Interiori, polittici che seguono un canone antropometrico e che, una volta chiusi, si trasformano in luoghi abitabili. Il concetto alla base di queste opere richiama direttamente la necessità di un rifugio interiore, uno spazio primordiale in cui raccogliersi e ritrovare la propria intimità. L’ispirazione alla mistica di Santa Teresa d’Ávila e al suo Castello Interiore è evidente: le Stanze di Gatti mirano a rappresentare uno degli spazi dell’anima descritti dalla santa spagnola, diventando metafora di un percorso spirituale. La struttura ottagonale delle Stanze ricorda il tiburio della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, mentre l’uso delle cerniere per collegare i telai è un chiaro riferimento ai byōbu, i tipici paraventi giapponesi. Questa fusione di culture e tradizioni è parte integrante della poetica di Gatti, che crea opere dove l’Oriente e l’Occidente, l’antico e il contemporaneo, dialogano tra loro. I pannelli semitrasparenti e i telai ricoperti di carta giapponese, ad esempio, rappresentano la fusione tra spazio e tempo, richiamando concetti cosmologici come i buchi bianchi, luoghi dove le regole fisiche si invertono. La presenza di calamite nei pannelli evoca il campo magnetico, mentre le immagini oniriche di volatili richiamano la Salita all’Empireodi Bosch, suggerendo un viaggio alla ricerca di varchi spazio-temporali. Ciò che distingue in modo particolare le Stanze Interiori è la loro capacità di andare oltre la bidimensionalità della pittura tradizionale, trasformandosi in uno spazio reale e fisico, che può essere abitato dallo spettatore. L’opera di Gatti diventa un vero e proprio riparo, un asilo non solo per l’artista, ma anche per chiunque entri in contatto con essa. Il concetto di spazio interiore, rappresentato dalle Stanze, non è chiuso: le pareti si aprono e l’opera torna a essere pittura, permettendo così una connessione tra interno ed esterno. Come afferma lo stesso Gatti: “Il mondo esterno non viene però negato, le pareti della stanza si aprono facendosi polittico, incontrando il pubblico, tornando da architettura a essere pittura, la connessione è avvenuta!”.
Un nuovo linguaggio artistico
Le opere di Pierfilippo Gatti non sono semplicemente oggetti estetici, ma veri e propri dispositivi attraverso i quali l’artista invita il pubblico a riflettere sul proprio rapporto con lo spazio e il tempo, con il mondo interiore ed esteriore. La sua arte è una costante ricerca di equilibrio tra queste due dimensioni, un tentativo di creare un dialogo tra il visibile e l’invisibile.
Senza titolo, Olio su tela e lenzuolo di cotone, 75×40 cm, 2022.
Immagine in copertina: Stanza Interiore, 2024.