Matteo Rubbi: l’artista che trasforma il quotidiano in spazi di meraviglia
Matteo Rubbi non si limita a creare opere d’arte; costruisce universi. Ogni progetto è un nuovo capitolo di un viaggio che invita a esplorare ciò che conosciamo sotto una luce diversa.
Matteo Rubbi è uno di quegli artisti che riescono a trasformare la percezione della realtà, invitandoci a riconsiderare ciò che ci circonda attraverso uno sguardo nuovo. Nato a Seriate, vicino Bergamo, nel 1980, Rubbi ha saputo affermarsi nel panorama artistico contemporaneo grazie a un approccio che mescola installazioni, performance e progetti partecipativi, spingendo il pubblico a diventare parte integrante delle sue opere. La sua arte si distingue per la capacità di giocare con il contesto e il significato, creando esperienze che sfidano le convenzioni e stimolano la curiosità.
La relazione tra arte e comunità
Una delle caratteristiche distintive di Rubbi è il modo in cui le sue opere nascono e vivono in relazione con la comunità. Non si tratta semplicemente di creare opere d’arte da esporre, ma di innescare processi in cui il pubblico diventa co-creatore. Questo aspetto partecipativo è perfettamente in linea con la mission di Rigenerazione culturale a cui la Fondazione Creativi Italiani ambisce da sempre. Le installazioni e i progetti partecipativi dell’artista infatti, prendono spesso forma solo grazie alla presenza attiva delle persone, che con il loro coinvolgimento contribuiscono a dare senso e vita all’opera. Un esempio significativo di questo approccio è il progetto “Viaggio nello spazio“, realizzato nel 2011 per la 54a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. In questo lavoro, Rubbi ha creato una mappa del sistema solare riprodotta a grandezza naturale sul territorio italiano. Il progetto, che ha coinvolto scuole, associazioni e cittadini, è diventato un’occasione per riflettere sull’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, trasformando la geografia in un gioco di immaginazione collettiva. Rubbi è maestro nel manipolare le percezioni attraverso la dissociazione di elementi familiari e la ricombinazione di relazioni preconcette. Nei suoi lavori, ciò che sembra ordinario o scontato viene trasfigurato, rivelando una realtà diversa, spesso poetica e sorprendente. Questo gioco di trasformazione è evidente in opere come “Cieli di Belloveso” (2017), in cui Rubbi ha ricreato oltre 100 stelle in pietra, di dimensioni, forme, colori e materiali variabili. Le stelle sono sparse e incastonate nella pavimentazione di Piazza Burri. L’opera ricostruisce il cielo stellato visibile a Milano nella primavera del 600 a.C., data intorno alla quale Tito Livio colloca la leggendaria fondazione di Milano da parte del principe Belloveso, il racconto è ammantato di dati astronomici. Nella zona dello Zenith si trovano incise le coordinate temporali e storiche relative al cielo stellato presentato, una chiave che permette di leggere il disegno e di immaginare la città prima che tutta la sua storia cominciasse. Mettere oggi un cielo stellato, nel mezzo di una metropoli come Milano, ha un valore scardinante. Lo sviluppo smisurato delle città contemporanee ha determinato poco a poco l’estinzione delle stelle e del buio.
Matteo Rubbi, “Cieli di Belloveso”, 2017, courtesy ArtLine Milano. Foto di Alberto Fanelli
Il potere del gioco e dell’interazione
Il concetto di gioco è centrale nella pratica di Rubbi. L’artista non solo crea spazi ludici, ma invita attivamente il pubblico a partecipare, a giocare, a interagire con le sue opere. Questo approccio interattivo non è fine a se stesso, ma è uno strumento per rompere le barriere tra arte e vita, tra artista e spettatore. Attraverso il gioco, Rubbi esplora la possibilità di creare nuove connessioni, di riscoprire la realtà con occhi diversi e di costruire storie collettive. Ad esempio, nella sua serie di lavori “Macchine per la Pace” (2015-2016), Rubbi ha costruito una serie di veicoli immaginari fatti di materiali di recupero, invitando il pubblico a usarli in percorsi e giochi. Questi oggetti, apparentemente semplici, diventano veicoli di immaginazione, permettendo a chi li utilizza di intraprendere viaggi mentali verso mondi altri, ribaltando la percezione del presente e del reale.
Un universo in continua espansione
Matteo Rubbi non si limita a creare opere d’arte; costruisce universi. Ogni progetto è un nuovo capitolo di un viaggio che invita a esplorare ciò che conosciamo sotto una luce diversa. La sua arte, che si nutre dell’interazione con il pubblico, è un processo di continua scoperta e reinvenzione, un dialogo aperto che non smette di evolversi. In un mondo dove l’arte spesso sembra distante, Rubbi riesce a renderla vicina, coinvolgente e profondamente umana. Le sue opere non sono mai chiuse, ma aperte a infinite interpretazioni e interazioni, un invito costante a vedere oltre l’apparenza, a giocare con la realtà e a costruire insieme nuove storie. Con Rubbi, l’arte diventa un’esperienza collettiva, un’avventura che si compie solo attraverso la partecipazione attiva di ciascuno di noi.