Margherita Moscardini, una altro mondo possibile
L’artista livornese incentra la sua ricerca sulla necessità di immaginare un altro modo di abitare il pianeta così come la Fondazione Creativi Italiani con il progetto “La scuola della Terra” nato da un’idea della Presidente, la Dott.ssa Vanna Fadini, cerca di venire incontro alle esigenze dei giovani, che sempre più spesso aspirano a vivere e lavorare in un contesto naturale ed equilibrato, rifuggendo dai modelli sociali, economici, abitativi delle città e perseguendo uno stile di vita più ambientalmente sostenibile.


La produzione artistica della livornese Margherita Moscardini è immersa nel presente, con una vocazione prevalentemente pubblica, in quanto inscindibilmente connessa a ciò che accade fuori dallo studio, nella realtà e nello spazio urbano, con lo sguardo rivolto ai processi sociali, politici e culturali che attraversano i territori, uscendo così dal perimetro autoreferenziale “dell’arte per l’arte”. Progetti pluriennali che riguardano da vicino contesti socio-spaziali scossi da traumi, dentro mappe territoriali sensibili e in mutamento. Il suo livello di analisi contempla elementi architettonici e urbanistici, sociologici e antropologici, che la portano spesso a prelevare porzioni di realtà trasformandole in immagini o sculture emblematiche, in grado di far emergere conflitti, stati di agitazione e aggregazione, utilizzando la materia come metafora o addirittura paradigma. L’artista incentra la sua ricerca sulla necessità di immaginare un altro modo di abitare il pianeta così come la Fondazione Creativi Italiani con il progetto “La scuola della Terra” nato da un’idea della Presidente, la Dott.ssa Vanna Fadini, cerca di venire incontro alle esigenze dei giovani, che sempre più spesso aspirano a vivere e lavorare in un contesto naturale ed equilibrato, rifuggendo dai modelli sociali, economici, abitativi delle città e perseguendo uno stile di vita più ambientalmente sostenibile.

DEAD SEA (2018) Stampa su carta, MDF. Cm 70×47 – Foto: Andrea VeneriItem
If Inhabiting Means Remaining Foreigners
L’esposizione If Inhabiting Means Remaining Foreigners tenutasi a Roma nel 2022 presso l’Ex Elettrofonica prevede una serie di lavori che aiutano il fruitore a riflettere sul concetto ebraico antico di gherìm, che vuol dire straniero residente. ll sostantivo di questa parola gher, straniero, è facilmente collegabile al verbo ghur, abitare. È affascinante notare allora come la lingua ebraica adotti una stessa radice verbale per intendere l’estraneità e l’abitare. Abitare vuol dire restare straniero.
Nella Gerusalemme biblica ad esempio, il gher era lo straniero che coabitava all’interno della città assieme al cittadino, dando forma ad un modello di cittadinanza che, senza escludere la sovranità, diceva che un’altra sovranità era possibile. Nel mondo ebraico errante dell’antichità la condizione di estraneità improntava tutte le forme dell’agire in ambito politico, filosofico e religioso.
La speculazione che l’artista mette in evidenza riguarda proprio le implicazioni che questo concetto filosofico religioso e politico potrebbe mettere in moto se divenisse paradigma del nostro modo di stare sulla terra, la creazione di una cittadinanza universale basata sull’abitare senza appartenere.

GHUR (2022)Fusione in bronzo. Cm 71×32