Giulia Nelli: L’arte dei legami tra memoria e materia
Il gesto di strappare i collant è per l’artista un atto liberatorio, che la mette in contatto con le parti più profonde del suo subconscio. Al contrario, le azioni successive di annodare e intrecciare simboleggiano la ricostruzione, un processo che riflette una sensibilità femminile tesa a ricreare spazi protetti e accoglienti, come un ventre materno
Giulia Nelli è un’artista che esplora profondamente il rapporto tra individuo, natura e società, con un’attenzione particolare ai legami che si formano e si dissolvono nella nostra realtà contemporanea, fortemente influenzata dai nuovi mezzi di comunicazione. Nella sua poetica, l’urgenza di ricostruire connessioni autentiche e durature emerge come una risposta alla frammentazione delle relazioni che caratterizza il nostro tempo, contraddistinto da “legami liquidi” e da una crescente incomunicabilità. La Fondazione Creativi Italiani ritiene che le nuove tecnologie vadano governate e non subite, in modo da gestire il cambiamento a favore del benessere dell’uomo e della società tutta. Fin dall’inizio del suo percorso, Nelli ha sviluppato una riflessione intima sul rapporto dell’individuo con il paesaggio e il territorio, e, in seguito, ha affinato una cifra stilistica personale, carica di drammaticità, attraverso l’uso di materiali tessili, in particolare i collant in poliammide ed elastan. Questi tessuti, oltre a evocare eleganza e innovazione, portano con sé un forte valore simbolico legato all’emancipazione femminile. L’artista li trasforma in un linguaggio espressivo unico: strappati, annodati e intrecciati, i collant vengono ridotti al loro elemento essenziale, il filo, che diventa metafora delle interconnessioni umane, ora fragili, ora forti. Il gesto di strappare i collant è per l’artista un atto liberatorio, che la mette in contatto con le parti più profonde del suo subconscio. Al contrario, le azioni successive di annodare e intrecciare simboleggiano la ricostruzione, un processo che riflette una sensibilità femminile tesa a ricreare spazi protetti e accoglienti, come un ventre materno. Questo processo creativo diventa quindi un racconto simbolico della vita stessa: fare, disfare e riannodare sono azioni che richiamano le antiche mitologie femminili, nelle quali le donne erano capaci di intrecciare e unire storie, emozioni e speranze per il futuro.
Nel corso della sua carriera, Giulia Nelli ha esposto le sue opere in importanti istituzioni nazionali e internazionali, e ha realizzato diverse installazioni site-specific. Un esempio significativo è l’opera Tu che ne sai (2024), concepita per l’ex carcere di Sant’Agostino a Savona, in cui affronta il tema dell’incomunicabilità e dell’isolamento emotivo. L’opera invita a riflettere sull’importanza della libertà interiore, una dimensione senza la quale tutte le altre libertà diventano insignificanti. Nelli utilizza l’esperienza della prigione come metafora per esplorare la condizione contemporanea di alienazione sociale, esortando alla riscoperta di legami autentici con il mondo circostante.
Nel suo lavoro, vincitore del Premio Cramum nel 2022, la complessità dei legami sociali e culturali diventa centrale. Secondo il direttore del premio, Sabino Maria Frassà, l’artista costruisce un “ponte tra passato e presente”, dove i legami conservati nella memoria diventano il fulcro dell’identità individuale. Attraverso l’uso del tessuto e del gesto manuale, Nelli celebra la bellezza delle relazioni durature, quelle che richiedono tempo e dedizione per formarsi e che possono realmente fare la differenza nella vita di una persona e della comunità.
Immagine di copertina: Silenzi nei vuoti dell’attesa, 2023 – Collant nero di diverse densità (den) dell’azienda Elly Calze, installazione site-specific, dimensioni ambientali. L’installazione è stata realizzata all’interno della mostra personale Silenzio condiviso, a cura di Sabino Maria Frassà, a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine di Milano.